Baj, fin dagli esordi, coltiva intensi rapporti con poeti e letterati sia italiani che stranieri, tra cui André Breton, Marcel Duchamp, e Umberto Eco, collaborando con loro attraverso le sue illustrazioni. Nel 1951, Baj tiene la sua prima personale alla Galleria San Fedele di Milano, esponendo opere informali e fondando, insieme a Sergio Dangelo, il Movimento della Pittura Nucleare. Le sue opere di questo periodo si caratterizzano per un approccio audace e innovativo, che sfida le convenzioni artistiche e esplora nuove frontiere espressive.
Negli anni successivi, Baj continua a sperimentare e a esplorare nuovi orizzonti artistici. Si distingue per la sua abilità nel collage e l'assemblaggio, utilizzando materiali disparati come legno, stoffe, e tubi idraulici. Questa fase della sua carriera è segnata da un crescente interesse per il sociale e l'attualità, come dimostra la sua opera "Funerali dell'anarchico Pinelli" del 1972, in cui riprende temi e personaggi grotteschi ispirati a Guernica. La critica sociale e la contestazione diventano elementi chiave delle sue opere, che riflettono un impegno civile sempre più marcato. Baj, con la sua arte, non si limita a rappresentare la realtà, ma cerca di eviscerarla fino alle sue dimensioni atomiche, offrendo un'interpretazione del tutto personale e profondamente critica.
Enrico Baj pittore
Le opere di Enrico Baj rappresentano un viaggio attraverso i cambiamenti e le evoluzioni del XX secolo. Dalle sue prime esibizioni a Milano, passando per le mostre internazionali a Parigi e New York, Baj si afferma come uno dei protagonisti dell'avanguardia italiana. Le sue opere, spesso caratterizzate dall'utilizzo di collage e materiali diversi, sono interpretate attraverso una forte ironia e uno sguardo grottesco, che diventa simbolo del suo stile unico e distintivo.
Tra le sue creazioni più significative, troviamo le serie "Dame" e "Generali", nelle quali Baj introduce una critica politica attraverso personaggi fantastici e situazioni paradossali. Queste opere, insieme alle "Parate militari" e ai "Comizi", esprimono un senso ludico che sfocia in una contestazione sarcastica e in un forte impegno civile. Emblematiche in questo senso sono le grandi opere degli anni Settanta come "I funerali dell'anarchico Pinelli", "Nixon Parade" e "L'Apocalisse", che riflettono un'analisi critica della contemporaneità.
Il lavoro di Baj si evolve continuamente, esplorando temi come l'abuso tecnologico e la "robotizzazione" dell'essere umano, come evidente nei suoi "manichini" e nelle "opere idrauliche". La sua critica si estende anche al mondo della moda e al progresso incontrollabile della tecnologia, visti come elementi degradanti dell'arte e della cultura contemporanea.
Nel corso della sua carriera, Baj partecipa a numerose esposizioni internazionali, inclusi eventi prestigiosi come la Biennale di Venezia e mostre al MoMA di New York. Dopo la sua scomparsa nel 2003, il suo lavoro continua a essere celebrato e esposto in tutto il mondo, come dimostrano le numerose retrospettive a lui dedicate.
Enrico Baj, attraverso le sue opere, ha lasciato un'eredità di audacia, innovazione e critica sociale, contribuendo in modo significativo alla storia dell'arte del XX secolo. La sua capacità di fondere arte, letteratura e impegno civile ha reso il suo lavoro non solo un simbolo del suo tempo, ma anche un punto di riferimento per le generazioni future.