Un autoritratto di Lucio Fontana
La mostra Lucio Fontana. Un autoritratto, allestita a Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo prende spunto dall'intervista della storica dell'arte Carla Lonzi all'Artista.

Carla Lonzi inizia il proprio percorso collaborando con importanti gallerie e periodici e presentando il lavoro di Carla Accardi alla Biennale di Venezia del 1964. Nello stesso periodo, inizia a raccogliere interviste ad artisti di spicco, tra cui lo stesso Fontana, con l’ausilio di un registratore, poi trascritte e riassemblate nel volume Autoritratto del 1969.
L’esposizione dunque segue, narrativamente, la conversazione tra la critica e l'artista, permettendo la realizzazione di un percorso antologico che tocca i momenti salienti e peculiari della ricerca di Lucio Fontana, un itinerario nel pensiero e nella pratica di un artista che riteneva che l’arte dovesse essere vissuta attraverso una nuova dimensione, all’interno della quale entravano anche nuove tecnologie e materiali. Vengono esposte opere di vari periodi, dalle sculture degli anni Trenta ai Concetti spaziali (Buchi e Tagli) dagli anni Quaranta ai Sessanta, oltre ai Teatrini e alle Nature bronzee. Di particolare rilievo sono New York 10 del 1962, pannelli di rame con lacerazioni e graffiti, in dialogo con la luce a evocare la sfavillante modernità della metropoli, e La fine di Dio, 1963, grande opera realizzata a olio, squarci, buchi, graffiti e lustrini su tela, emblematica della concezione spazialista e insieme religiosa dell’artista.
Il percorso si chiude con opere di Enrico Baj, Alberto Burri, Enrico Castellani, Luciano Fabro, Piero Manzoni, Giulio Paolini, Paolo Scheggi, provenienti dalla collezione personale di Fontana, artisti più giovani da lui seguiti e promossi. Particolarmente suggestive le serie fotografiche scattate da Ugo Mulas a Fontana, del quale sono esposte anche due opere appartenute al grande fotografo; di una di esse è esposta la documentazione fotografica dell’intera genesi, dal primo “buco” all’opera compiuta, un unicum sia nella storia del fotografo sia in quella dell’artista.
Una peculiarità del progetto è l’aver recuperato gli audio della conversazione originale e integrale, dove si può ascoltare la diretta voce di Fontana che parla del suo lavoro, della sua vita d’artista, della sua attività di collezionista ma anche di esperienze e avventure quotidiane. Le parole di Fontana vengono utilizzate sia come installazione sonora sia come filo narrativo lungo tutto il percorso della mostra Autoritratto.
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